Per farne dece menestre, togli una libra de amandole et mondale bene che siano bianche. Et togli meza libra di riso, et lavalo doi o tre volte con acqua tepida, et ponilo al focho con acqua chiara et fallo ben cocere: Dapoi caccial fore et ponilo a sciucchare. Dapoi pista molto bene le ditte amandole bagnandole et sbroffandole di sopra spesso con un pocha d'acqua frescha, acciochè non facciano olio; et distemperale con acqua frescha et passale per la stamegnia et mitti a bollire questo lacte in una pignatta giongendovi meza libra di zucharo fino. Et como comincia a bollire mittivi dentro il riso et poni la pignatta sopra la brascia longi dal focho voltando spesso col cocchiaro acciò che non pigli fume, et fallo bollire per spatio de meza hora. Similimente poterai cocere lo ditto riso con lacte di capra o con altro lacte. |
mandorle (latte di capra) riso zucchero |
Per preparare dieci minestre, prendi una libbra di mandorle e sbucciale in modo che risultino bianche. Prendi mezza libbra di riso e sciacqualo due o tre volte in acqua tiepida, quindi mettilo a cucinare in acqua limpida fino a che sia ben cotto. Poi toglilo e mettilo ad asciugare. Pesta molto bene le sopraddette mandorle bagnandole e spruzzandole molte volte con acqua fresca affinchè non producano il loro olio e quindi stemperale con acqua fredda e poi filtra in un passino. Metti quindi a bollire questo latte di mandorle in una pentola aggiungendovi mezza libbra di zucchero e, quando comincia a sobbollire, versa il riso e colloca la pentola distante dal fuoco mescolando spesso con il mestolo affinchè non prenda sapore di fumo e lascialo bollire per mezz'ora. Con la stessa tecnica potrai cuocere il riso anche con latte di capra o altro tipo di latte. |
Martino, nel suo trattato, presenta una ricetta per cucinare il riso anche nel "brodo di carne" e quindi quella qui presentata, che utilizza il latte di mandorla, doveva servire per i giorni di digiuno e di Quaresima o era riservata agli ammalati. Il riso era un cereale di diffusione relativamente recente al tempo di Martino: importato in Europa dagli Arabi, coltivato in Sicilia dal XIII secolo, non giunge nell'Italia settentrionale e nella Valle Padana, dove troverà favorevoli condizioni di sviluppo, che nel XV secolo.